ANDREA racconta del volontariato in Sri Lanka
Eccoci al nuovo appuntamento con SI PUO’ FARE, oggi ho incontrato un amico, Andrea Stoppa. Ipovedente grave, Latina, classe 1997, è stato volontario in Sri Lanka. Se fino ad ora avete creduto che i disabili non potessero fare attività di volontariato, Andrea vi smentirà.
F: Ami viaggiare, ma andare all’estero come volontario è un altro paio di maniche. Qual è stato il motivo che ti ha portato a scegliere proprio lo Sri Lanka, un Paese sicuramente molto bello, ma anche complesso?
A: È stato il mio amico Damiano a convincermi; partito come volontario nei caschi bianchi per il 2017/2018, era rimasto solo poiché il suo compagno era dovuto tornare in Italia a causa di problemi personali. Quando mi ha chiesto di raggiungerlo, io che sono un tipo intraprendente, non ci ho pensato molto.
Le paure c’erano, la mia disabilità, la mia cattiva conoscenza dell’inglese, ma in qualche modo sarei riuscito a superare questi ostacoli. Ho sempre amato viaggiare e ho la fortuna di avere due genitori e un fratello che mi lasciano fare ciò che voglio senza chiudermi in una “campana di vetro” solo perché sono disabile.
F: Ottimo, non tutti i genitori/fratelli di disabili la pensano così, ma anche io credo sia l’atteggiamento migliore. D’altra parte la disabilità esiste. Hai avuto difficoltà ad ambientarti in un paese non tuo?
A: Si, esiste: io ho un glaucoma congenito bilaterale. Fino ai dieci anni ho visto abbastanza bene tanto che leggevo i libri ad “occhio nudo”. Improvvisamente ho cominciato a vedere appannato. Abbiamo consultato medici a Latina, a Roma, per finire a Verona dove ho affrontato cinque interventi in sei mesi. Ho recuperato abbastanza, ma la mia è una patologia degenerativa quindi attualmente percepisco luci, ombre, qualche colore e mi muovo con il bastone bianco.
La difficoltà nell’ambientarsi c’è stata: lo Sri Lanka è un altro Mondo, ha usi e costumi propri; pensare che Damiano ed io stavamo in una casa immersa nella vegetazione, a un chilometro dal mare. Bellissimo, sicuramente, ma per un disabile solo è impossibile. Fortunatamente non ero solo e anzi, il mio amico che già si trovava lì da dieci mesi mi ha tranquillizzato molto.
F: Entriamo nel vivo di questa bellissima esperienza: intanto quanto è durata?
A: Precisamente dal ventuno agosto al primo ottobre 2017 ed è stata l’esperienza più bella della mia vita dato che finalmente ho potuto ricambiare essendo io per una volta a prestare il mio aiuto a chi ne ha bisogno.
F: In particolare quali attività svolgevi e con chi?
A: La mattina lavoravamo presso una scuola per bambini disabili, LA Peter Bachmann Foundation dove si parlava solo singalese. Una lingua a me sconosciuta.
Il pomeriggio ci trasferivamo presso la casa di riposo di Lansigama. Accolti con gioia, eravamo lo svago fatto persona per i vecchietti che vi alloggiavano, li facevamo giocare a tombola; chiedevano che fossi sempre io ad estrarre i numeri sostenendo che gli portavo fortuna, forse perché, secondo un detto, “la fortuna è cieca”!
F: Quindi non si parlava l’inglese? E tu ti sei preoccupato di non conoscerlo bene!
A: Infatti! La lingua ufficiale è il singalese di cui mi sono stati insegnati alcuni termini-chiave; la maggior parte dei bambini non aveva più di dieci anni, quindi “colorare”, “scrivere”, “seduti” erano parole più che sufficienti. Io ho tentato di insegnare loro l’inglese raccontando filastrocche.
F: Quando insegnavi eri solo o ti supportava qualcuno?
A: Sempre insieme a Damiano. Ci siamo divisi le materie da insegnare: lui matematica ed educazione fisica, io musica ed inglese.
F: C’era un programma scolastico da rispettare?
A: No, il programma lo inventavamo noi. Verso la fine dell’esperienza abbiamo tentato di sensibilizzare studenti e maestre sul tema dell’ecologia: i rifiuti di plastica venivano bruciati all’esterno degli edifici; Lo Sri Lanka è grande come il Piemonte ma in proporzione è il terzo paese più inquinato al mondo, non c’è la cultura della raccolta differenziata che abbiamo tentato di insegnargli, mi auguro con successo.
F: Ci torneresti?
A: Direi di si, ma il mondo è così grande che prima ci sono davvero troppi posti che visiterei. Senza dubbio lo consiglio!
F: Anche io amo molto viaggiare, perciò grazie del consiglio Andrea. A malincuore ti devo congedare, ti chiederei moltissime altre cose, ma la nostra intervista finisce qui.
Ti faccio un grande in bocca al lupo per tutto!
di Federica Carbonin